Benvenuti nel Blog di Claudio Martinotti Doria, blogger dal 1996


"Non nobis Domine, non nobis, sed nomini Tuo da gloriam", motto dell'Ordine dei Cavalieri Templari, Pauperes commilitones Christi templique Salomonis

"Ciò che insegui ti sfugge, ciò cui sfuggi ti insegue" (aneddotica orientale, paragonabile alla nostra "chi ha pane non ha denti e chi ha denti non ha pane")

"Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell'Occidente è che perdono la salute per fare soldi. E poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere nè il presente nè il futuro. Sono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto."
(Dalai Lama)

"A l'è mei mangè pan e siuli, putòst che vendsi a quaicadun" (Primo Doria, detto "il Principe")

"Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci." Mahatma Gandhi

L'Italia non è una nazione ma un continente in miniatura con una straordinaria biodiversità e pluralità antropologica (Claudio Martinotti Doria)

Il proprio punto di vista, spesso è una visuale parziale e sfocata di un pertugio che da su un vicolo dove girano una fiction ... Molti credono sia la realtà ed i più motivati si mettono pure ad insegnare qualche tecnica per meglio osservare dal pertugio (Claudio Martinotti Doria)

Lo scopo primario della vita è semplicemente di sperimentare l'amore in tutte le sue molteplici modalità di manifestazione e di evolverci spiritualmente come individui e collettivamente (È “l'Amor che move il sole e le altre stelle”, scriveva Dante Alighieri, "un'unica Forza unisce infiniti mondi e li rende vivi", scriveva Giordano Bruno. )

La leadership politica occidentale è talmente poco dotata intellettualmente, culturalmente e spiritualmente, priva di qualsiasi perspicacia e lungimiranza, che finirà per portarci alla rovina, ponendo fine alla nostra civiltà. Claudio Martinotti Doria

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Patriă Montisferrati

Patriă Montisferrati
Cliccando sullo stemma del Monferrato potrete seguire su Casale News la rubrica di Storia Locale "Patriă Montisferrati", curata da Claudio Martinotti Doria in collaborazione con Manfredi Lanza, discendente aleramico del marchesi del Vasto - Busca - Lancia, principi di Trabia

Come valorizzare il Monferrato Storico

La Storia, così come il territorio e le sue genti che l’hanno vissuta e ne sono spesso ignoti ed anonimi protagonisti, meritano il massimo rispetto, occorre pertanto accostarsi ad essa con umiltà e desiderio di apprendere e servire. In questo caso si tratta di servire il Monferrato, come priorità rispetto a qualsiasi altra istanza (personale o di campanile), riconoscendo il valore di chi ci ha preceduti e di coloro che hanno contribuito a valorizzarlo, coinvolgendo senza preclusioni tutte le comunità insediate sul territorio del Monferrato Storico, affinché ognuna faccia la sua parte con una visione d’insieme ed un’unica coesa identità storico-culturale condivisa. Se ci si limita a piccole porzioni del Monferrato, per quanto significative, si è perdenti e dispersivi in partenza.

Sarà un percorso lungo e lento ma è l’unico percorribile se si vuole agire veramente per favorire il Monferrato Storico e proporlo con successo come un’unica entità territoriale turistico culturale ed economica …

Gli USA spendono miliardi per screditare esperti e giornalisti autorevoli bollandoli come “propagandisti russi” solo perché esprimono analisi critiche.

 

Il celebre politologo dell’Università di Chicago John J. Mearsheimer, l’economista della Columbia Jeffrey D. Sachs, il Premio Putlizer Glenn Greenwald ma anche l’ex anchorman di FoxNews, Tucker Carlson. Apparentemente personaggi che non hanno molto in comune, se non che hanno espresso un’opinione diversa sulla guerra in Ucraina da quella generalmente accettata che prevede il sostegno incondizionato all’Ucraina e lo stanziamento di risorse – armi, in particolare – da destinare Kiev attraverso un assegno in bianco. C’è chi, come il professor Mearsheimer, in tempi non sospetti – era il 18 agosto 2014, all’indomani dell’occupazione russa della Crimea – aveva espresso, con un’analisi pubblicata su Foreign Affairs, il suo punto di vista da studioso delle Relazioni internazionali (scuola “realista”) critico verso la politica estera occidentale e statunitense, in particolare; altri, come Greenwald, dopo aver lasciato The Intercept, hanno dedicato puntate intere del loro programma sulla piattaforma social Rumbe – System Update – a sottolineare le contraddizioni della propaganda di guerra, che non è purtroppo un’esclusiva delle solo autocrazie ma è ampiamente diffusa anche al di qua della nuova Cortina di ferro. Piacciano o meno le loro opinioni, non solo questi personaggi pubblici sono stati oggetto delle trite e ritrite accuse di “filo-putinismo” e campagne denigratorie sui social e su alcuni giornali. Ma come ha scoperto il giornalista investigativo Lee Fang, il governo degli Stati Uniti sta finanziando varie organizzazioni e Ong ucraine impegnate in una vera e propria campagna denigratoria nei loro confronti. 

Così gli Usa finanziano la propaganda di guerra ucraina

Ufficialmente, il programma statunitense finanzia le organizzazioni ucraine per contrastare la propaganda russa. All’apparenza, un obiettivo non solo legittimo ma anche comprensibile perché l’informazione, non è un mistero, è essa stessa una componente fondamentale di ogni conflitto. E diffondere il proprio punto di vista attraverso il soft power è importante quanto avere un esercito efficiente e motivato. Ma come spesso accade, la strada verso l’inferno è lastricata di buone intenzioni. Ed è proprio questo il caso. I soldi dei contribuenti americani vengono stanziati attraverso l’Usaid, l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale, il cui obiettivo è quello di “plasmare e sostenere un mondo pacifico, prospero, giusto e democratico” e di “promuovere le condizioni per la stabilità e il progresso a beneficio del popolo americano e delle popolazioni di tutto il mondo”. Un manifesto della vocazione missionaria degli Stati Uniti. In particolare, il Programma Media di Usaid mira a “rafforza la capacità del settore dei media indipendenti di promuovere l’impegno civico e i processi democratici”, ampliando “l’accesso dei cittadini a informazioni basate sui fatti su questioni sociali e politiche fondamentali”. Questi obiettivi sono rispettati? Non sembra proprio.

Il ruolo dell’Usaid

In particolare, l’assistenza Usaid sostiene “l’istituzionalizzazione del servizio pubblico radiotelevisivo, promuovendo la responsabilità nei media”, oltre ad aiutare “i media a creare contenuti di alta qualità, coinvolgenti e basati sui fatti” e aumentando così “l’alfabetizzazione mediatica e rafforzando le istituzioni e i processi chiave dei media”. Dopo l’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia, “il Programma Media ha fornito attrezzature di sicurezza, formazione tattica di primo soccorso, trasferimento e supporto operativo per aiutare i media indipendenti ucraini a continuare a fornire informazioni fondamentali ai cittadini”. Una parte dei 44 miliardi di dollari messi sul piatto dagli Usa, serve per finanziare realtà come New Voice of Ukraine, VoxUkraine, Detector Media, Institute of Mass Information, Public Broadcasting Company of Ukraine e molti altri. Ora, il problema non è certo il fatto che queste realtà forniscano una chiave di lettura estremamente di parte. Quello è piuttosto scontato. Il punto è il tentativo di screditare esperti e giornalisti autorevoli bollandoli come “propagandisti russi” solo perché esprimono un punto di vista critico. Che in una democrazia dovrebbe essere tutelato, non essere oggetto di campagne denigratorie.

Critici nel mirino

Con i soldi dei contribuenti americani, VoxUkraine, ad esempio, diffonde video nei quali in cui prende di mira Sachs, Mearsheimer e Greenwald. Ma non si tratta di una legittima critica alle idee di questi personaggi quanto, piuttosto, un continuo tentativo di screditare la loro professionalità e la loro immagine. “La rete della propaganda russa: Cosa collega gli “esperti” occidentali che promuovono narrazioni favorevoli alla Russiatitola VoxUkraine il 9 febbraio 2024, in un articolo nel quale si accusano Mearsheimer, Sachs, Greenwald, e altri – così, un po’ alla rinfusa – di “divulgare le tesi filorusse” e quindi di “legittimare la propaganda russa in Occidente”. È quindi necessario “identificare queste connessioni per frenare la diffusione di narrazioni filorusse sia in Occidente che in Ucraina”.  Detector Media funge un po’ da “fact checker” della propaganda ucraina. Come nota Lee Fang, ha attaccato il New York Times a febbraio per una notizia su centinaia di ucraini catturati o dispersi nella battaglia di Avdiivka citando come unica fonte, per la presunta smentita, un portavoce delle forze armate di Kiev. Non propriamente il massimo dell’imparzialità giornalistica. Secondo New Voice of Ukraine l’articolo del New York Times faceva addirittura parte di una “psyop” (guerra psicologica) russa, come se il New York Times possa essere annoverato tra i simpatizzanti del leader russo Vladimir Putin. Così come Russia Today diffonde un punto rivista evidentemente viziato dalla propaganda di parte, queste realtà fanno lo stesso. Eppure, sono considerate affidabili e super partes da Big Tech, dal governo americano e dalle istituzioni europee. Basti pensare che VoxUkraine è un partner di “fact-checking di Meta”, e contribuisce alla rimozione della “disinformazione russa” da Facebook, Instagram e WhatsApp. Insomma, se è vero che in guerra la prima vittima è la verità, in questo caso anche i contribuenti americani potrebbero ritenersi non propriamente soddisfatti di come vengono investiti i loro soldi.

Xi visiterà la Serbia e l’Ungheria nell'anniversario del bombardamento della Nato contro l’ambasciata cinese a Belgrado nel 1999.

 Xi Jinping é reeleito presidente da China | Mundo e Ciência | O Dia

Xi visiterà la Serbia e l’Ungheria

Il presidente Xi visiterà Belgrado il mese prossimo. Il suo viaggio coinciderà con l’anniversario del bombardamento della Nato contro l’ambasciata cinese a Belgrado nel 1999.

Colui che ha fatto ricevere il cancelliere Scholz all’atterraggio a Pechino da un vicesindaco, visiterà i due fra i più piccoli paesi della UE, minacciati dalla sovversione occidentale e dalla NATO . E’ chiaro il segnale: il gigante asiatico stende la sua grande mano protettrice  e pacificatrice su due regimi coraggiosi e puniti dalla UE con isolamento e sanzioni e operazioni da “reghimechange”. Il presidente serbo Vucic ha alluso, poche settimane fa, a minacce dirette non meglio precisate contro la Serbia per la sua intrepida posizione filo-Putin.

La coincidenza con la data del bombardamento NATO all’ambasciata cinese dimostra che   Xi non ha cancellato nè dimenticato l’atto. tecnicamente terrorista, della violazione violenta della immunità diplomatica, identico all’attacco giudaico della sede diplomatica iraniana a Damasco..

Il  testo dell’articolo:

Il presidente cinese Xi Jinping visiterà Budapest, Ungheria e Belgrado, Serbia, all’inizio di maggio. Dopo un viaggio in Francia dal 5 al 7 maggio, Xi Jinping farà poi tappa a Belgrado, prima di concludere il suo tour europeo a Budapest, scrive Radio Free Europe (RFE) citando due fonti indipendenti.

Orban è il più stretto alleato della Cina in UE

Xi Jinping ha incontrato il primo ministro ungherese Viktor Orban in ottobre, quando quest’ultimo è stato l’unico presidente dell’UE a partecipare al terzo forum internazionale dell’iniziativa One Belt, One Road a Pechino.

Orban ha firmato dieci accordi economici a Pechino e, a dicembre, il produttore cinese di auto elettriche BYD ha annunciato che avrebbe costruito una fabbrica a Szeged, nel sud dell’Ungheria. Altre aziende cinesi che hanno investito in Ungheria includono i produttori di batterie elettriche CATL, Eve Power e SEMCORP, che stanno tutti costruendo stabilimenti a Debrecen, nell’Ungheria orientale.

La Cina consentirà ai cittadini ungheresi di viaggiare senza visto fino alla fine di novembre, ha annunciato il mese scorso il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto. Anche il ministro delle Finanze ungherese Varga Mihaly ha rivelato un nuovo volo cargo tra Cina e Ungheria due settimane fa.

La Serbia sembra essere d’accordo con la mossa della Cina su Taiwan

Il presidente serbo Aleksandar Vucic aveva già accennato all’intenzione di Xi Jinping di visitare il suo Paese alla fine di febbraio, senza specificare una data.

Vucic ha espresso sostegno alle rivendicazioni di Xi Jinping su Taiwan, un paese dell’Asia orientale che è ufficialmente la Repubblica di Cina, dicendo ai media cinesi che “Taiwan è la Cina, e sta a te decidere cosa, quando e come farlo”. , punto. Questo è il tuo territorio, questo è il tuo popolo e tu sei una nazione sovrana”, ha detto Vucic.

RFE ricorda che Xi Jinping ha visitato l’Ungheria nell’ottobre 2009, come vicepresidente cinese, e ha firmato 15 accordi bilaterali. Nel dicembre 2014 la Cina ha annunciato un progetto di costruzione di una ferrovia a doppio binario tra Belgrado e Budapest entro il 2017, ma il progetto rimane incompleto dopo una serie di problemi. Il tratto ungherese di 160 km è costato 750 miliardi di fiorini, l’85% dei quali l’Ungheria pagherà con un prestito statale cinese.

I sionisti israeliani seguono un percorso che rischia di ripetere l'esperienza storica di Masada

 Masada: Exploring Israel's ancient desert fortress | Wanderlust

Israele è sulla strada per Masada

julianmacfarlane.substack.com

La storia dell’attacco all’Iran continua a dipanarsi. Tutti hanno un’opinione, ma non sappiamo ancora cosa sia successo davvero. Di conseguenza, alcuni pensano che l’attacco sia stato una vittoria per l’Iran. Altri, anche a sinistra, pensano il contrario. Finian Cunningham la definisce una “ritorsione zoppa“.

Gli iraniani dicono di aver dato agli americani un preavviso di 72 ore.

Pepe Escobar dice che iraniani e americani si erano incontrati in Oman e che gli iraniani avevano detto agli americani che l’attacco sarebbe stato solo alle basi militari. E…

I FATTI DIETRO LE QUINTE Ecco come sono andate le cose. Burns aveva incontrato una delegazione iraniana in Oman. Gli era stato detto che la punizione israeliana era inevitabile e che, se gli Stati Uniti si fossero fatti coinvolgere, tutte le basi americane sarebbero state attaccate e lo Stretto di Hormuz sarebbe stato bloccato. Burns aveva risposto che non avrebbero fatto nulla se non fossero stati colpiti i civili. Gli iraniani avevano detto che si sarebbe trattato di una base militare o di un’ambasciata. La CIA aveva detto di andare avanti e di farlo.

Gli americani, ovviamente, lo negano.

Quindi, qualcuno sta mentendo.

Nel corso degli anni gli iraniani hanno mostrato la tendenza ad esagerare – di solito sulle capacità militari – ma, di solito, non mentono direttamente.

Gli Stati Uniti, tuttavia, non si limitano a mentire un po’, ma amano le bugie davvero molto grandi. Per l’America, la verità è qualsiasi cosa sia più conveniente per le sue politiche, sapendo che i media propagheranno sempre la Dottrina Ufficiale, proprio come nel Medioevo il Vaticano poteva essere sicuro che i suoi pronunciamenti sarebbero stati ascoltati nelle prediche di tutta Europa, e che i credenti li avrebbero fatti propri senza discutere. Chi dissentiva poteva essere messo al rogo. Noi non lo facciamo: abbiamo la prigione di Belmarsh.

Come dice Putin, gli Stati Uniti sono l’Impero della Menzogna.

In questo caso, gli americani continuano a cambiare la loro storia.

All’inizio, gli americani avevano detto che si era trattato di 170 droni e 30 missili da crociera. Non avevano parlato di missili balistici.

Ora il numero è 170 droni, 30 missili da crociera e 100 missili balistici. I media parlano di MIRV e armi ipersoniche.

Il numero degli Stati Uniti ora è lo stesso che l’IDF aveva dichiarato all’inizio, ma sembra che il totale stia salendo.

L’IDF insiste che il suo sistema “David Sling” avrebbe intercettato il 99% dei 120 missili che avevano violato il suo spazio aereo.

Gli americani e i britannici hanno intercettato solo i droni, a quanto pare il 47% dei droni, il che significa che circa 80 sono entrati nello spazio aereo israeliano, da aggiungere all’altro hardware che sfrecciava nei cieli israeliani.

Gli israeliani affermano – o almeno dicevano – che solo due oggetti erano arrivati sul bersaglio – con una percentuale di intercettazione irrealisticamente alta. Secondo alcuni analisti occidentali, invece, gli iraniani hanno ottenuto una percentuale di successo del 6%, cioè 9 obiettivi israeliani colpiti, sia con i droni che con i missili.

Nel cielo i missili intercettori israeliani sono impressionanti a vedersi.


Ma date un’occhiata a questo video apparso sul sito di Larry Johnson, in cui si afferma che un missile balistico sta manovrando per evitare un intercettore.

Dove sono gli intercettori?

È un missile balistico?

O un missile da crociera?

È troppo lento per essere un missile ipersonico e, a differenza di un missile balistico  che è … beh… balistico, questo può manovrare a bassa quota – non per evitare l’intercettazione, credo (non sono riuscito a vedere gli intercettori israeliani), ma per puntare al bersaglio con precisione – in ogni caso, prestazioni che sarebbero caratteristiche di un missile da crociera.

Si può vedere che il proiettile cambia rotta all’ultimo momento a bassa quota, come se aggiustasse la sua traiettoria per acquisire il bersaglio.

Teniamo presente che i missili iraniani non utilizzano il GPS per il puntamento – nonostante le affermazione degli israeliani!

Con un preavviso di 72 ore, i media occidentali ipotizzano che gli israeliani avrebbero dovuto essere in grado di fare molto meglio, soprattutto con il sostegno degli Stati Uniti.

Ora si parla di missili MIRV (con testate multiple) o ipersonici, che né gli americani né gli israeliani sarebbero in grado di intercettare, tanto meno al 99%.

Gli iraniani potrebbero aver sperimentato entrambi i tipi di armi sofisticate, ma non in quantità.

Il fatto che gli israeliani siano stati in grado di abbattere così tanti “proiettili” – anche se al costo di 3 miliardi di dollari – suggerisce che gli iraniani, come avevo ipotizzato prima, stavano usando per lo più materiale vecchio, dimostrando che, anche con quello, potevano farcela.

Detto questo, mentre le fonti americane ammettono nove arrivi sui bersagli, potrebbero essercene stati di più, come suggerisce Andrei Martynov.

Quindi cosa succede se la merda colpisce il ventilatore? E se Finian Cunningham avesse ragione? E se gli israeliani non avessero recepito il messaggio e alzassero la posta?

Gli iraniani hanno promesso una risposta senza esclusione di colpi di una portata forse 100 volte superiore.

La guida strategica russa

Netanyahu è lo Zelensky di Israele. Israele è l’Ucraina dell’America.

L’Iran, invece, sembra seguire la guida strategica russa.

Il suo attacco è una classica tattica russa. Droni, esche per la difesa aerea, seguiti da missili di vario tipo. Obiettivi precisi. Niente vittime civili. Contenimento.

Se Israele dovesse sferrare un attacco importante contro l’Iran, è probabile che sia violento, proprio come gli attacchi ucraini in Ucraina. Pertanto, ci si può aspettare che gli iraniani applichino altre strategie russe di successo.

John Helmer ha suggerito che l’Iran potrebbe adottare l’attuale strategia russa di attacco alle infrastrutture critiche. Ciò significa i giacimenti petroliferi offshore di Israele e, soprattutto, le centrali elettriche – la rete elettrica – che sono altamente vulnerabili e, a differenza dell’Ucraina, localizzate.

Se leggerete il mio prossimo articolo destinato ai sottoscrittori, capirete che gli Stati Uniti si troveranno presto di fronte ad una crisi economica e sociale, indipendentemente da chi sarà il presidente.

Una guerra con l’Iran peggiorerebbe di molto le cose. Se questa fosse una partita a poker, Iran, Cina e Russia hanno tutte le fiches e tutte le carte.

Masada

La storia si ripete? Certo che sì.

Tutti pensano che non sia così.

Questo perché nessuno sa – o vuole sapere – cos’era successo all’inizio: mitologizziamo e romanziamo gli eventi del passato per farli corrispondere alle realtà e alle esigenze del presente.

La storia di Masada non è quella a cui credono gli israeliani – e che quindi non hanno imparato nulla. La storia è una cosa che non vogliamo imparare e, quando si ripete, non sappiamo cosa stia succedendo.

Masada? Non erano stati i Romani a “distruggerla”.

Era stata una setta folle di veri credenti ebrei che si era auto-immolata.

Quella Masada storica è una razionalizzazione per una futura Masada – un’altra setta folle di veri credenti ebrei destinati all’autodistruzione – i Sionisti.

Julian MacFarlane

Fonte: julianmacfarlane.substack.com
Link: https://julianmacfarlane.substack.com/p/israel-the-road-to-masada
16.04.2024
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

Attaccato dai missili balistici tattici USA MGM-140 ATACMS l’aeroporto militare russo nella città di Dzhankoi in Crimea.

 

Le forze Ucraine/Nato colpiscono il territorio Russo utilizzando missili balistici tattici MGM-140 ATACMS di fabbricazione statunitense

Nella notte del 17 aprile, le forze armate ucraine, con il sostegno ravvicinato dell’esercito della NATO, hanno lanciato un attacco contro l’aeroporto militare russo nella città di Dzhankoi in Crimea. Come risultato dell’attacco, si sono verificate diverse potenti esplosioni e nell’area è scoppiato un grande incendio.

Secondo quanto riferito dai residenti, le esplosioni sono udite per circa un’ora. Fonti militari russe hanno presto rivelato importanti dettagli dell’attacco.

L’aeroporto è stato attaccato dai missili balistici tattici MGM-140 ATACMS di fabbricazione statunitense. La prima esplosione è avvenuta intorno alle 3:40, ora di Mosca, e l’attacco è durato circa un’ora.

Secondo quanto riferito, gli aerei sono stati lanciati in due ondate dalle aree controllate dall’Ucraina nella regione di Kherson. Secondo alcune fonti vicine all’esercito russo, nell’attacco sono stati utilizzati in totale 12 ATACMS. Secondo quanto riferito, la prima ondata di attacchi ha coinvolto sette missili, apparentemente con testate a grappolo, e almeno altri cinque missili sono stati lanciati nella seconda ondata. Non ci sono notizie sull’intercettazione di missili. L’esercito russo deve ancora commentare ufficialmente l’attacco.

Fonti locali hanno confermato danni alla struttura militare. Almeno uno degli edifici è stato danneggiato. Gli obiettivi principali dell’attacco erano probabilmente i sistemi di difesa aerea schierati nell’aerodromo. La presunta foto scattata sul posto mostra il sistema di difesa aerea S-400 Triumph distrutto. Secondo quanto riferito, 3 lanciatori e radar sono stati distrutti.

L’aerodromo militare appartiene al 39° Reggimento Elicotteri della 4° Armata dell’Aeronautica Militare e della Difesa Aerea. Non ci sono informazioni sui danni all’aereo.

Secondo notizie non confermate, questa mattina circa 15 militari russi sarebbero rimasti feriti e altri 22 sarebbero dispersi.
L’attacco è stato lanciato da missili di fabbricazione statunitense, con lo stretto supporto della ricognizione militare statunitense. Molto probabilmente, l’esercito americano ha coordinato e lanciato gli attacchi sul terreno.

Il drone americano RQ-4B e l’aereo da ricognizione radar a lungo raggio Boeing P-8a Poseidon della NATO sono stati avvistati sul Mar Nero durante l’attacco.
L’esercito ucraino/NATO si sta preparando per un attacco più ampio alla penisola. Kiev ha annunciato che sta preparando un altro attacco terroristico nella penisola di Crimea, su infrastrutture utilizzate dalla popolazione civile. L’obiettivo principale dell’attacco a Dzhankoy era indebolire la difesa aerea russa prima di attaccare il ponte di Crimea. Il 15 aprile due missili Storm Shadow sono stati intercettati nell’area della città portuale di Berdyansk nella regione di Zaporozhie. Quindi, l’esercito ucraino stava sondando la difesa aerea russa.

In precedenza un altro attacco Ucraina/Nato era stato effettuato alla stazione radar dei container.
Attacco al radar dei container: l’Ucraina ha oltrepassato la “linea rossa” nucleare di Putin.


I droni ucraini hanno lanciato un attacco al radar russo oltre l’orizzonte, forse attraversando una delle “linee rosse” di Mosca per il potenziale utilizzo di armi nucleari. Questa “linea rossa” è definita dalla stampa occidentale come una “violazione della risposta nucleare” in conformità con un decreto del Cremlino firmato dal presidente Vladimir Putin nel 2020.
Come osserva l’analista David Brennan, mercoledì mattina e 11 aprile i droni ucraini hanno preso di mira direttamente il 590° centro separato di ingegneria radio dell’unità militare 84680 nella città di Kovylkino. Kovylkino si trova nella Repubblica di Mordovia, a 600 chilometri dal confine ucraino, dove si trova il radar Container oltre l’orizzonte.
Il radar oltre l’orizzonte 29B6 “Container” fa parte della rete russa di rilevamento radar e allarme di attacchi aerospaziali, compresi attacchi di missili balistici. Questa struttura è estremamente importante in quanto consente il controllo di migliaia di chilometri di spazio aereo. Anche in Europa.

Non è chiaro se l’attacco ha causato danni agli impianti e non sono stati comunicati dettagli.
Allo stesso tempo, gli esperti sottolineano che, se il sistema radar del Container viene danneggiato, questi attacchi potrebbero soddisfare una delle “condizioni che determinano la possibilità che la Federazione Russa utilizzi armi nucleari”, come previsto dal decreto presidenziale del 2020.
L’Ucraina ha oltrepassato la linea rossa nucleare di Putin
La minaccia di un’escalation nucleare, sia attraverso armi nucleari o un disastro in una delle tante centrali nucleari civili in una zona di conflitto, rimane un incidente molto grave.

Fonti: South Front Avia Pro

Traduzione: Luciano Lago

la “guerra ombra” tra Israele e Iran dura da decenni, Israele commette brutali omicidi di scienziati civili iraniani e atti di sabotaggio

 

Rivelata la Storia nascosta degli attacchi israeliani contro l’Iran

di Robert Inlakesh (*)

L’attacco di ritorsione dell’Iran contro Israele è stato presentato in Occidente come un tentativo sconsiderato di innescare una grande guerra regionale, ma in realtà Israele attacca l’Iran da decenni.

Come accade di solito con le guerre sostenute dall’Occidente, la cronologia dei media aziendali inizia nel momento che si adatta alla loro narrativa. Abbiamo visto questo scenario di recente, con il tentativo di privare la guerra di Gaza di tutti i contesti prima del 7 ottobre 2023. Allo stesso modo, quando si tratta del conflitto di Israele con l’Iran, i due paesi sono stati coinvolti in quella che viene definita guerra “ombra”, i cui dettagli sono piuttosto scioccanti.

Mentre l’attenzione dei media internazionali era concentrata sugli attacchi di ritorsione dell’Iran contro Israele , concentrandosi soprattutto sui circa 300 droni e missili utilizzati nell’attacco , non è stato raggiunto alcun accordo importante sull’attacco israeliano del 1° aprile contro la sezione consolare dell’ambasciata iraniana a Damasco, in Siria , che ha ucciso una dozzina di persone, tra cui sette funzionari iraniani del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC). In questo atto di aggressione senza precedenti contro il suolo iraniano, infrangendo le norme diplomatiche internazionali, gli israeliani sono stati protetti dal governo degli Stati Uniti presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, bloccando qualsiasi condanna di questo atto.
Nonostante l’ammissione del ministro degli Esteri britannico David Cameron che se l’ambasciata britannica fosse stata attaccata in modo simile, anche loro avrebbero reagito, l’argomentazione a doppio standard secondo cui l’Iran non dovrebbe rispondere continua a dominare le vie aeree.

L’IRGC iraniano ha ricevuto condanna per il sequestro di una nave portacontainer nel Golfo Persico associata alla compagnia di navigazione Zodiac Maritime del miliardario israeliano Eyal Ofer e della sua famiglia. Nel 2021, la petroliera Mercer Street, gestita anche da Zodiac Maritime, è stata colpita da droni iraniani, suscitando una condanna simile. Tuttavia, c’era poco da dire riguardo al ruolo della compagnia di proprietà israeliana nella collaborazione con l’esercito e l’intelligence israeliani per trasportare armi e agenti operativi nella regione e compiere omicidi o missioni di ricognizione.

Tuttavia, la “guerra ombra” tra Israele e Iran non è iniziata con eventi recenti. Dal 2010 Israele commette brutali omicidi di scienziati civili sul suolo iraniano, compiendo anche atti di spionaggio che hanno messo in pericolo civili innocenti nel paese.

Mossad CIA alleati contro l’Iran

Già negli anni 2010, 2011 e 2012, gli agenti del Mossad israeliano hanno impiantato virus progettati per causare malfunzionamenti negli impianti petroliferi e nucleari iraniani. Un altro tipo di azione provocatoria si è verificata nel 2018, quando è stato riferito che una squadra israeliana del Mossad aveva fatto irruzione in un archivio a Teheran, rubando documenti relativi al suo programma di energia nucleare.

Nel 2020, il New York Times e il Washington Post hanno riferito che Israele aveva piazzato bombe all’interno dell’impianto nucleare iraniano di Natanz, provocando quasi una catastrofe ambientale e umanitaria. Nello stesso anno, il Mossad israeliano assassinò il principale scienziato nucleare iraniano , Mohsen Fakhrizadeh, a Teheran. Poi, nell’aprile del 2021, si è verificata un’altra esplosione presso l’impianto di Natanz, che secondo il New York Times era opera di Israele.

Gli israeliani hanno anche addestrato membri del gruppo terroristico MEK a compiere attacchi contro obiettivi civili all’interno dell’Iran. L’elenco delle cellule legate al Mossad che sono state arrestate dalle autorità iraniane o hanno compiuto atti di spionaggio e sabotaggio è semplicemente troppo numeroso per essere trattato a lungo. All’inizio dell’anno scorso, funzionari statunitensi avevano addirittura dichiarato a Reuters che un attacco suicida con droni contro una fabbrica nella città di Isfahan era un attacco israeliano.

Più recentemente, alla fine di dicembre, Israele ha lanciato attacchi aerei su Damasco e ha assassinato il funzionario dell’IRGC Seyed Razi Mousavi. E a gennaio, Israele ha lanciato attacchi aerei su Damasco, uccidendo cinque membri del personale militare iraniano e cittadini siriani. Poi, all’inizio di febbraio, Israele è stato accusato di aver fatto saltare i gasdotti in Iran. Nessuna di queste azioni, che probabilmente avrebbero suscitato una risposta da parte della maggior parte delle nazioni, ha spinto l’Iran a lanciare un attacco diretto contro Israele.

In aggiunta a tutto ciò, Israele è stato il principale sostenitore a livello mondiale delle schiaccianti sanzioni occidentali che hanno avuto un impatto significativo sulla popolazione civile iraniana, in particolare sull’accesso alle forniture mediche salvavita. L’AIPAC, la potente lobby israeliana negli Stati Uniti, ha lavorato duramente per impedire l’approvazione dell’accordo sul nucleare iraniano del 2015, quindi ha spinto l’amministrazione Trump a ritirarsi unilateralmente prima di fare pressione sull’amministrazione Biden affinché si astenesse dal rilanciare l’accordo nonostante si trattasse di una promessa elettorale.

Israele ha avuto un ruolo anche nell’assassinio da parte dell’amministrazione Trump del generale iraniano incaricato di combattere l’Isis, Qassem Soleimani.

Il generale Soleimani

Eppure, nonostante la lunga storia di attacchi documentati di Israele contro l’Iran e circa 30 anni di false previsioni su quando l’Iran presumibilmente svilupperà un’arma nucleare, che è la premessa per le sanzioni occidentali, i media aziendali stanno ancora cercando di vendere al pubblico informazioni la menzogna secondo cui Israele è una vittima innocente e che non c’era motivo giustificabile perché l’Iran reagisse.

Robert Inlakesh è un analista politico, giornalista e regista di documentari attualmente residente a Londra, Regno Unito. Ha lavorato e vissuto nei territori palestinesi occupati e conduce lo spettacolo “Palestine Files”. Direttore di “Il furto del secolo: la catastrofe israelo-palestinese di Trump”. Seguitelo su Twitter @falasteen47

Fonte: Mint Press News

Traduzione: Luciano Lago

L''Iran ha bucato i sistemi di difesa antimissile balistici di Israele/USA che erano schierati dentro e intorno a Israele al momento dell’attacco.

 

Scacco Matto

di Scott Ritter (*)

La sconfitta dell’architettura di difesa missilistica statunitense-israeliana da parte dell’Iran ha implicazioni sulla sicurezza globale.

L’attenzione del mondo è stata giustamente focalizzata sulle conseguenze dell’attacco di ritorsione dell’Iran contro Israele del 13 e 14 aprile 2024. L’obiettivo dell’Iran nel lanciare questo attacco era quello di stabilire una posizione deterrente intesa a far sapere a Israele e agli Stati Uniti che qualsiasi attacco contro l’Iran , sia sul suolo iraniano che su quello di altri paesi, scatenerebbe una risposta che arrecherebbe all’attacco un danno maggiore di quello che quest’ultimo non potrebbe sperare di infliggere all’Iran. Per ottenere questo risultato, l’Iran ha dovuto dimostrarsi in grado di sconfiggere i sistemi di difesa antimissile balistici di Israele e degli Stati Uniti che erano schierati dentro e intorno a Israele al momento dell’attacco. L’Iran ci è riuscito, con almeno nove missili che hanno colpito due basi aeree israeliane poste sotto l’ombrello protettivo dello scudo missilistico israelo-americano.

L’atteggiamento deterrente dell’Iran ha implicazioni che si estendono ben oltre i dintorni di Israele o il Medio Oriente. Sconfiggendo lo scudo di difesa missilistico israelo-americano, l’Iran ha esposto il concetto di supremazia statunitense nella difesa missilistica che è centrale nei modelli di protezione delle forze statunitensi utilizzati quando si proietta il potere militare su scala globale. La posizione difensiva degli Stati Uniti nei confronti di Russia, Cina e Corea del Nord si basa su ipotesi sull’efficacia delle capacità di difesa statunitense contro i missili balistici. Attaccando con successo le basi aeree israeliane che beneficiavano dell’intera gamma di tecnologie missilistiche antibalistiche americane, l’Iran ha rivelato la vulnerabilità dello scudo di difesa missilistico americano alle moderne tecnologie missilistiche che comportano testate manovrabili, esche e velocità ipersonica. Le basi americane in Europa, nel Pacifico e nel Medio Oriente, che si pensava fossero ben protette, si rivelarono improvvisamente vulnerabili agli attacchi ostili. Lo stesso vale per le navi della Marina americana che operano in mare.

Le difese israeliane contro i missili balistici sono state rafforzate dallo spiegamento sul suolo israeliano di un avanzato radar in banda X AN/TPY-2, gestito dall’esercito americano, è stato installato dal Ministero della Difesa. Il radar, gestito dalla 13a batteria di difesa missilistica dell’esercito americano, si trova su Har Qeren, un grattacielo nel deserto del Negev vicino alla città di Be’er Sheva. L’AN/TPY-2 è un radar di difesa missilistica in grado di rilevare, tracciare e distinguere i missili balistici, distinguendo tra minacce e non minacce (cioè missili in arrivo e detriti spaziali).

L’AN/TPY-2 funziona in due modalità diverse. La prima, chiamata “modalità avanzata”, rileva e traccia i missili balistici mentre vengono lanciati. La seconda, chiamata “modalità terminale”, viene utilizzata per guidare gli intercettori verso un missile in discesa. L’AN/TPY-2 è ottimizzato per funzionare con il sistema di difesa antimissile balistico Terminal High Altitude Area Defense (THAAD) guidando il missile THAAD verso il suo bersaglio.

Sistema antimissile Patriot

Gli Stati Uniti avevano schierato almeno una, e forse due, batterie di missili THAAD in Israele al momento dell’attacco iraniano. Oltre ad aiutare i missili THAAD ad abbattere le minacce in arrivo, i dati radar AN/TPY-2 sono stati integrati con i dati radar israeliani e altre informazioni tecniche raccolte dalla rete di satelliti di allarme rapido dell’Organizzazione (BMDO) schierati al solo scopo di monitorare e segnalare i lanci di missili balistici iraniani. Questo sistema integrato di allarme rapido, sorveglianza e tracciamento era collegato a un’architettura di difesa missilistica multistrato comprendente il sistema statunitense THAAD e i sistemi di intercettazione missilistici antibalistici israeliani Arrow 2, Arrow 3, Advanced Patriot e David’s Sling.

Thaad System antimissile

La presenza di almeno due cacciatorpediniere classe Aegis della Marina americana, equipaggiati con il radar SPY-1 in banda S e missili intercettori SM-3/SM-6, rafforza la capacità e la letalità dell’architettura di difesa del missile antibalistico americano-israeliano . Le navi della Marina abilitate al sistema di difesa contro i missili balistici sono configurate per collegarsi al radar terrestre AN/TPY-2 in banda X e al più ampio sistema di difesa contro i missili balistici attraverso il sistema di comando e controllo, gestione del combattimento e comunicazione (C2BMC ). La combinazione di radar e intercettori terrestri con il sistema di difesa contro i missili balistici della Marina americana fornisce ai comandanti militari statunitensi una protezione a livello di teatro contro le minacce di missili balistici ostili. Questo sistema integrato è progettato per rilevare, acquisire e tracciare le minacce in arrivo e, utilizzando complessi algoritmi informatici, rilevare obiettivi e distruggerli utilizzando testate cinetiche hit-to-kill.

Il 13 e 14 aprile 2023 questo sistema ha fallito. In breve, la combinazione delle capacità di difesa contro i missili balistici statunitensi e israeliani dispiegate dentro e intorno al deserto del Negev ha reso le basi aeree israeliane ivi situate i luoghi più protetti al mondo contro le minacce poste dai missili balistici.

Tuttavia, l’Iran è riuscito a colpire entrambi i siti con diversi missili.

Le implicazioni strategiche globali di questo sorprendente risultato iraniano stanno cambiando le regole del gioco. Gli Stati Uniti sono da tempo alle prese con la nozione di minaccia “A2/AD” (diniego di accesso/diniego di area) posta dai missili balistici ostili. Tuttavia, gli Stati Uniti hanno cercato di mitigare questa minaccia AA/A2 sovrapponendo un’architettura di difesa teatrale contro i missili balistici come quella impiegata in Israele. Il fallimento dei sistemi di difesa combinati USA-Israele di fronte ad un attacco missilistico iraniano concertato ha messo in luce le carenze delle capacità di difesa antimissile balistica degli Stati Uniti in tutto il mondo.

In breve, ciò significa che le forze statunitensi e NATO in Europa sono vulnerabili agli attacchi di tecnologie missilistiche russe avanzate che eguagliano o superano quelle utilizzate dall’Iran per attaccare Israele. Ciò significa anche che molto probabilmente la Cina sarebbe in grado di colpire e affondare le navi della marina statunitense nell’Oceano Pacifico in caso di conflitto su Taiwan. E che la Corea del Nord potrebbe fare lo stesso con le navi e le forze americane a terra vicino al Giappone e alla Corea del Sud.

Fino a quando gli Stati Uniti non svilupperanno, produrranno e dispiegheranno sistemi di difesa missilistica in grado di sconfiggere la nuova tecnologia missilistica utilizzata da paesi come Iran, Russia, Cina e Corea del Nord, la proiezione delle capacità della potenza militare degli Stati Uniti sarà scacco matto contro i potenziali avversari dell’America. .

Fonte: Scott Ritter

*Scott Ritter è stato ispettore Onu sugli armamenti in Iraq tra il 1991 e il 1998. Prima di lavorare per le Nazioni Unite era un ufficiale dei marines e un consigliere del generale Schwarzkopf nella prima guerra del Golfo. Pur essendo stato vittima di numerose campagne di diffamazione e nonostante gli innumerevoli tentativi di emarginazione, Ritter ha mantenuto inalterata la sua credibilità e la sua autorevolezza. Attualmente è opinionista di FoxNews.

Traduzione: Luciano Lago

“Carne di Legno” Made in Italy… carne coltivata dalla lignina. Materiali di scarto ricavati dalla produzione di carta.

 

“Carne di Legno” Made in Italy… l’Ultima Trovata da Voltastomaco!

di Paolo Cagnoni

Il tema del cibo “ultramoderno” è molto attuale. I ricercatori sfornano continuamente nuove idee, spesso discutibili, per convincerci a cambiare regime alimentare.

E i legislatori con molta nonchalance autorizzano l’uso di farine d’insetti un po’ dappertutto. L’ultima novità arriva da un team di ricercatori italiani: la carne fatta di legno. Il progetto, chiamato “Meat from Wood”. ha impronta vegana. Dopo la carne coltivata, è la volta della carne coltivata dalla lignina.

Un “progetto” seguito dal Professor Marco Vanoni dell’Università Bicocca di Milano. L’idea consiste nel convertire materiali di scarto in elementi ad alto valore aggiunto come gli amminoacidi contenuti nelle proteine della carne. Dopo il latte sintetico, dunque, ecco la carne ottenuta da un materiale di scarto dell’industria cartaria.


Proprio così. Materiali di scarto ricavati dalla produzione di carta. Già a sentirlo, dà il voltastomaco. E in aggiunta, la crusca di frumento. Sono prodotti che contengono vanilina che i ricercatori intendono convertire in amminoacidi. La spiegazione tecnica del processo necessario è una specie di scioglilingua difficilmente comprensibile, che vi risparmiamo.

A parte la frase introduttiva: “Il progetto intende produrre cellule batteriche che esprimono tutte le attività enzimatiche richieste per la sintesi di amminoacidi”. Già a sentirlo così, fa venire l’acquolina in bocca, no? Ma c’è uno scoglio da superare. La catena di molecole di glucosio contenuta nella cellulosa non è digeribile per gli umani. E, dicono i ricercatori, è difficile da destrutturare.

Per cui rimane un elemento non digeribile per noi. E qui entra in gioco la “scienza”. Il Professor Percival Zhang, della Virginia Tech, ha trovato il modo per trasformare la cellulosa in amilosio, un amido digeribile per gli esseri umani. Un processo complicato, che prevede una serie di reazioni enzimatiche e una fermentazione microbica per rompere la catena di glocosio.

I ricercatori la definiscono una scoperta “innovativa e ad alto potenziale. In futuro si potrà ottenere cibo da qualsiasi parte delle piante”. Da proporre al più presto nei consueti punti vendita.

Sarà… ma mettere sulle nostre tavole chitina (dell’esoscheletro degli insetti), cibi sintetici e cellulosa a noi non sembra un’idea entusiasmante. Anzi, di queste “novità” cominciamo ad averne abbastanza.

Articolo di Paolo Cagnoni

Fonte: https://www.ilparagone.it/attualita/carne-di-legno-made-in-italy-da-mangiare-ecco-lultima-trovata-da-voltastomaco-di-che-si-tratta-e-dove-la-troveremo/

l’Iran ha condotto almeno tre tipi di test con armi d’attacco dirette contro Israele. E tutti e tre hanno avuto successo.

 Missili e Droni Iraniani nei Cieli di Israele. - Salerno News 24

Dalla pazienza alla potenza: la strategia missilistica iraniana sta cambiando l’equilibrio regionale

Dispiegando e lanciando centinaia di droni, missili balistici e da crociera contro Israele, l’Iran ha ripristinato la sua capacità di deterrenza strategica. Questo è il più grande attacco contro l’entità sionista Israele da quando è stata riconosciuta dalle Nazioni Unite nel 1948. L’attacco senza precedenti sottolinea l’urgente necessità di un nuovo quadro internazionale che sostenga il diritto internazionale e prevenga le atrocità contro i palestinesi senza conseguenze, protegga le missioni diplomatiche, impedisca la conquista della terra. l’accaparramento e l’occupazione e frenare il dominio dell’illegalità per evitare ulteriori guerre.

Per facilitare questa offensiva, l’Iran ha lanciato numerosi droni per disabilitare i sistemi di intercettazione missilistica israeliana, aprendo la strada ai missili balistici e da crociera. Nonostante i robusti sistemi di difesa israeliani, tra cui Iron Dome, Arrow-2 e 3 e Patriot, e il supporto di aerei da combattimento giordani, israeliani, americani e britannici che pattugliavano i cieli, l’Iran è riuscito a catturare con precisione la base militare di Nevatim nel deserto del Negev. Secondo i rapporti iraniani, questa base era in particolare il punto di lancio degli aerei F-35 israeliani che in precedenza avevano attaccato e distrutto il consolato iraniano a Damasco, in Siria.

https://twitter.com/ejmalrai/status/1780282754266968272

Oggi #Hezbollah ha utilizzato droni suicidi silenziosi e con motore a turbina di terza generazione come messaggio a #Israel che #Iran ha utilizzato una vecchia versione per esaurire i missili intercettori e i paesi intercettori e anche per leggere migliaia di droni della vecchia versione e missili. I droni di Hezbollah non sono stati intercettati né visti dal radar israeliano, un altro messaggio che l’Iran voleva “punire” Israele, non causare danni per imporre un deterrente strategico. Se Israele non ha imparato la lezione, la versione moderna di missili e droni è pronta a partire.

L’Iran ha trovato il modo di hackerare le difese missilistiche di Israele

Durante un attacco su larga scala contro Israele, l’Iran ha condotto contemporaneamente tre tipi di test sulle armi d’attacco

L'Iran ha trovato il modo di hackerare le difese missilistiche di Israele

@REUTERS/Amir Cohen

Testo: Gevorg Mirzayan, Professore Associato, Università Finanziaria

Gli esperti militari continuano a riassumere i risultati dell’attacco aereo iraniano contro Israele nella notte del 14 aprile. A prima vista, l’attacco è stato un vero e proprio fiasco per la Repubblica Islamica. Tuttavia, gli esperti indicano che l’Iran ha condotto almeno tre tipi di test con armi d’attacco dirette contro Israele. E tutti e tre hanno avuto successo.

Prima di tutto, vale la pena ricordare che inizialmente l’Iran non si era prefissato l’obiettivo di infliggere un colpo devastante a Israele. Il suo compito in questo caso non era affatto quello di radere al suolo lo Stato ebraico in mezz’ora.

“L’attacco iraniano è stato estremamente limitato. Teheran ha utilizzato una frazione percentuale delle sue armi missilistiche e dei suoi droni. Si è trattato semplicemente di un’azione dimostrativa che aveva un solo compito: attuare una sorta di vendetta per l’attacco commesso da Israele e non andare oltre il quadro della soddisfazione condizionale”, spiega al quotidiano VZGLYAD l’esperto militare del Club Izborsk Vladislav Shurygin.

Gli iraniani non hanno potuto fare a meno di colpire: il bombardamento del loro consolato a Damasco richiedeva una risposta. Allo stesso tempo, gli iraniani hanno utilizzato questo attacco dimostrativo per condurre almeno tre test militari. E tutti e tre hanno avuto successo.

In primo luogo, gli iraniani hanno messo alla prova la loro capacità di coordinare lanci su larga scala di sistemi d’attacco. “In primo luogo, i droni sono decollati e hanno volato verso l’obiettivo per circa tre ore. Quindi, con una differenza di circa un’ora, sono stati lanciati i missili da crociera e 40-50 minuti prima dell’attacco sono stati lanciati i missili balistici ipersonici”, spiega Vladislav Shurygin. Secondo l’esperto quasi tutte le armi si trovavano al posto giusto al momento giusto.

Secondo il New York Times, 185 droni e 146 missili hanno volato verso Israele e solo pochi missili hanno colpito obiettivi militari israeliani, senza uccidere nessuno. Ma questo, in realtà, non era previsto. Dopotutto, il secondo test è stato quello di testare le capacità della difesa aerea israeliana, nonché i sistemi di paesi stranieri che hanno aiutato Israele.

“Un gran numero di droni e missili da crociera lanciati attraverso la Siria sono diventati un’esca. Fu su di loro che furono sollevati gli aerei e fu utilizzata la Iron Dome. Pertanto, l’Iran ha in una certa misura testato il sistema di difesa aerea israeliano. Ho cercato di capire con quali forze e in quali direzioni funziona”, spiega al quotidiano VZGLYAD Andrei Klintsevich, capo del Centro per lo studio dei conflitti militari e politici.

E alla fine si è scoperto che Israele e i suoi alleati, ovviamente, hanno molte armi. Tuttavia, non possono garantire la sicurezza di Israele.

“I droni hanno tirato fuori le principali forze dell’aviazione israeliana, americana e britannica: quasi tutte le forze israeliane e NATO che si trovavano in quella regione hanno preso parte a respingere un attacco abbastanza compatto. Un totale di più di 200 aerei. Sono stati utilizzati tutti i sistemi di difesa aerea disponibili, sia israeliani che americani (i sistemi Aegis situati sulle navi, che gli americani considerano il sistema di difesa aerea finora più avanzato)”, spiega Vladislav Shurygin.

Sì, queste armi hanno abbattuto quasi tutti i droni e i missili da crociera (in questo rapporto: due aerei per missile), ma non sono riuscite a colpire un singolo missile ipersonico iraniano. Qual è stato il terzo test: gli iraniani hanno testato le loro unità ipersoniche. “L’Iran ha allungato le forze della coalizione, le ha ritirate dalle aree di base in cui si trovavano e ha liberato i cieli per l’ipersonico. E ora è sorto un problema molto serio per gli Stati Uniti: si è scoperto che non hanno i mezzi per combattere l’ipersuono”, riassume Vladislav Shurygin.

In altre parole, a seguito dell’attacco è diventato chiaro che Teheran aveva i mezzi garantiti per distruggere anche gli obiettivi israeliani apparentemente più protetti. “I missili balistici, che hanno volato lungo una traiettoria di 100 km (in realtà nello spazio vicino), e poi hanno colpito gli aeroporti, sono riusciti a penetrare nel sistema di difesa aerea israeliano. Erano visibili esplosioni a terra e colpi alla base aerea. In una situazione di combattimento reale, se l’Iran vuole colpire città e installazioni militari, utilizzerà principalmente missili balistici. Compresi quelli ipersonici”, spiega Andrey Klintsevich.

E la cosa più importante è che gli iraniani possano ripetere regolarmente tali raid. Per l’esaurimento sistematico delle difese aeree israeliane. “Poiché l’Iran non ha migliaia, ma decine di migliaia di missili, Israele semplicemente non ha abbastanza sistemi missilistici per respingere questi attacchi”, continua Andrei Klintsevich.

E qui non si tratta solo di quantità, ma anche di prezzo. “Ovviamente, i droni di tipo Shahid costano pochi centesimi e se ne possono produrre centinaia al giorno. Respingerli con i missili o i caccia Iron Dome, ognuno dei quali costa decine o addirittura centinaia di volte di più dello Shahid abbattuto, è come martellare la porta della toilette di un villaggio con chiodi d’oro. Naturalmente, Israele e i suoi alleati hanno speso un ordine di grandezza più denaro per respingere l’attacco di quanto l’Iran abbia speso per questo attacco”, ricorda Vladislav Shurygin. E se ogni volta che questi droni e missili vengono abbattuti dai sistemi Iron Dome, Patriot o ancor più Aegis, prima o poi ciò porterà all’esaurimento non solo della difesa aerea israeliana, ma anche dei sistemi americani situati nella regione.

I mezzi per intercettare i missili oggi sono molto costosi, a differenza dei missili stessi, che possono essere molto più economici anche di quelli utilizzati dall’Iran nel suo raid.

“Hezbollah e Hamas stanno lanciando razzi su Israele che sono essenzialmente proiettili di polvere da sparo risalenti quasi alla dinastia Qing. Sono incontrollabili, lanciati ad angolo, hanno un primitivo motore a polvere da sparo dell’inizio del XX secolo e sono guidati dalla balistica. La metà di loro generalmente esce dalla traiettoria e cade. Ma per intercettarli è necessario creare un antimissile dotato di un buon motore, sistemi di rilevamento e di guida. Pertanto, violentare il sistema di difesa missilistico israeliano con tali raid è una guerra sproporzionata in termini di costi, spiega Vladislav Shurygin. “Già la prima settimana di guerra con Hamas portò questo sistema sull’orlo dell’esaurimento, così gli israeliani furono costretti a chiedere agli americani i missili che avevano precedentemente fornito a Washington”.

Tel Aviv capisce che inevitabilmente perderà questa guerra di logoramento. “Non esiste ancora un solo complesso economico al mondo per la distruzione di droni economici o di sistemi più complessi. Esistono prototipi: ad esempio i sistemi laser cinesi, il prezzo di uno scatto è misurato in centinaia di dollari (e non decine di migliaia e milioni). Tuttavia, non abbiamo visto il loro utilizzo pratico in una situazione di combattimento”, spiega Andrei Klintsevich.

Ecco perché Benjamin Netanyahu è apparentemente pronto a passare all’offensiva. Il primo ministro israeliano ha già ordinato ai suoi generali di sviluppare un piano di ritorsione contro l’Iran. In teoria, questo colpo potrebbe essere molto potente.

“Israele, mi sembra, stia pianificando un potente attacco alle infrastrutture militari iraniane. Si trova di fronte al compito di ottenere la supremazia aerea, quindi nella prima fase ci saranno missili anti-radar che distruggeranno i sistemi di difesa aerea dell’Iran. Successivamente, una grande armata di aerei israeliani volerà e distruggerà tutte le infrastrutture militari che si trovano sulla superficie con bombe plananti in caduta libera”, spiega Andrei Klintsevich.

Per quanto riguarda quelli sotterranei, secondo l’esperto, bloccheranno gli ingressi, i pozzi di ventilazione, i posti di comando, ecc. Cioè, dopo aver ottenuto la supremazia aerea, Israele vuole distruggere sistematicamente le infrastrutture in modo che l’Iran non possa rispondere, e lo farà provare anche a ritirare il suo programma nucleare decenni fa.

Il problema per Israele, tuttavia, è che difficilmente gli americani prenderanno parte a questo attacco. Biden non ha bisogno adesso, durante la campagna elettorale e il conflitto con la Russia, di una guerra con l’Iran. E senza la partecipazione americana, Israele potrebbe semplicemente non avere forze sufficienti per colpire. “I missili da crociera e le altre armi israeliane non sono sufficienti nemmeno a colpire obiettivi primari sul territorio iraniano, per non parlare di danneggiarlo seriamente militarmente ed economicamente”, afferma Vladislav Shurygin.

Ciò significa che Netanyahu dovrà correre dei rischi e intraprendere un’avventurosa ritorsione (che potrebbe concludersi con un’altra sconfitta per Israele), oppure fare i conti con il fatto che gli iraniani lo hanno battuto. In termini politici, di immagine e tecnico-militari.

parte da Milano la raccolta firme per portare Mario Draghi alla presidenza della Commissione Europea

 

Credevate che ci fossimo liberati di lui, vero? E invece il nostro draghetto nazionale è sempre lì, pronto a rimontare in sella per dirci cosa fare. Questa volta a tutti gli europei.

Lui, l’illuminato, quello che “se non ti vaccini ti ammali e se ti ammali muori”, già da tempo sta preparando il ritorno in grande stile, addirittura come Presidente della Commissione Europea.

Come ci informa il Corriere della Sera, “Da Ichino a Martelli fino a Shammah, parte da Milano la raccolta firme per portare Mario Draghi alla presidenza della Commissione Europea”.

E che cosa si ripromette di fare, di bello, il nostro Mario Draghi, una volta eletto alla presidenza?

 

Ce lo spiega sempre il Corriere, in un articolo intitolato: “Draghi: «Per l’Ue proporrò cambiamenti radicali, l’Europa deve agire insieme come mai prima».

Dall’articolo leggiamo: “Secondo l’ex premier italiano ed ex presidente della Bce, «dobbiamo raggiungere una trasformazione dell'economia europea, dobbiamo essere in grado di fare affidamento su un sistema energetico decarbonizzato affidabile, una difesa integrata europea, una produzione domestica nei settori più innovativi e una posizione leader nella produzione tecnologia».

Eccolo lì, il “sistema energetico decarbonizzato” che ci attende, e che dovrà essere basato, si presume, su una efficientissima carbon card, ovvero un sistema che misura i nostri “consumi personali” di carbonio, con relativi premi per gli alunni più diligenti, e serie punizioni per quelli più disubbidienti.

E poi, naturalmente, Draghi spinge per la “difesa integrata europea”, ovvero per ulteriori investimenti da parte di tutti i paesi membri nell’industria degli armamenti. Quella dei suoi amici, of course.

Ma dove troveremo i soldi necessari? Tranquilli, ce lo spiega sempre Mario Draghi: “Ovviamente, per un cambiamento radicale si ha bisogno di investimenti, la cui maggior parte dovrà, secondo Draghi, «essere coperta da privati». Del resto, spiega ancora l’ex premier, «i risparmi privati sono molto elevati e vengono per lo più incanalati in depositi bancari e non finiscono per finanziare la crescita tanto quanto potrebbero in un mercato dei capitali più ampio».

Quindi, quando l’ex-banchiere parla di investimenti “privati” non si riferisce ai fondi di investimento miliardari (dei suoi amici), ma proprio ai nostri soldini, che secondo lui “stanno lì a fare niente” sui nostri conti correnti. I soldi dei nostri risparmi fanno gola a tutti, questo ormai lo sappiamo: bisogna solo trovare un modo per sottrarceli legalmente (CBDC, per esempio?).

Quindi tranquilli: se non ti vaccini ti ammali, se ti ammali muori. E se per caso non muori, tutto quello che hai te lo ruberemo noi. Con il tuo voto, ovviamente. Tutto legale, tutto trasparente, tutto alla luce del sole.

Massimo Mazzucco

Il Fondo Monetario smonta l’Occidente: la Russia crescerà più di tutte le economie avanzate

 Putin thanks nation for re-election, promises ‘breakthrough’ | The ...

Il Fondo Monetario smonta l’Occidente: la Russia crescerà più di tutte le economie avanzate

17 Aprile 2024 

https://www.lindipendente.online/2024/04/17/il-fondo-monetario-smonta-loccidente-la-russia-crescera-piu-di-tutte-le-economie-avanzate/

 

Secondo gli aggiornamenti di aprile del Fondo Monetario Internazionale (FMI), la Russia nel 2024 crescerà più di tutte le economie avanzate del mondo, compresa quella statunitense. L’organismo finanziario internazionale prevede una crescita del 3,2%, superiore a quella di Stati Uniti (2,7%), Germania (0,2%), Francia (0,7%), Italia (0,7%) e Regno Unito (0,5%). Le stime economiche dell’FMI rappresentano un vero e proprio smacco per il blocco atlantico: hanno smontato, infatti, la propaganda dei capi di Stato e dei media occidentali, i quali dal 2022 hanno sostenuto che le sanzioni euro atlantiche imposte a Mosca avrebbero duramente colpito la sua economia, impedendogli di finanziare la guerra in Ucraina e facendola fallire. Era il 21 settembre 2022 quando l’ex presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, affermava all’Assemblea generale dell’ONU che «le sanzioni che abbiamo imposto a Mosca hanno avuto un effetto dirompente sulla macchina bellica russa, sulla sua economia. […] Il FMI internazionale prevede che l’economia russa si contragga quest’anno e il prossimo di circa il 10% in totale a fronte di una crescita intorno al 5% ipotizzata prima della guerra». Sempre nel 2022, in un’intervista al quotidiano tedesco Bild, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, aveva detto che «il fallimento nazionale della Russia è solo questione di tempo» e che «le sanzioni ogni settimana entrano più a fondo nell’economia russa: le esportazioni verso la Russia sono crollate del 70% […]. Secondo le attuali previsioni, il prodotto interno lordo in Russia crollerà dell’11%». Sulla stessa linea, il presidente francese Macron, poco più di un anno fa, diceva che «l’economia russa soffre molto» e invitava a «non credere alla “propaganda” delle statistiche ufficiali pubblicate» da Mosca.

La classe dirigente occidentale sta avendo quindi un brusco risveglio, non solo perché le previsioni di fallimento dell’economia russa non si sono avverate, ma soprattutto in quanto ad essere maggiormente in difficoltà risultano proprio le economie avanzate, quelle del G7: il FMI, infatti, quest’anno ha abbassato le sue previsioni per l’Europa e in particolare per il Regno Unito. Londra risulta il secondo Paese con la performance più debole nel gruppo del G7, dietro a Berlino. L’istituto di Washington prevede un lento miglioramento nel 2025, quando tutte le economie del G7 dovrebbero registrare una crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL), sebbene inferiore del previsto: l’Italia aumenterà la produzione dello 0,7%, rimanendo quindi stabile rispetto al 2024 senza raggiungere l’1,1% preventivato e collocandosi ultima rispetto alle altre economie avanzate. La Germania dovrebbe crescere dell’1,3%, la Francia dell’1,4%, il Giappone dell’1%, il Regno Unito dell’1,5%, il Canada del 2,3% e gli Stati Uniti dell’1,9%. A livello complessivo, secondo l’istituto finanziario, “l’economia globale rimane straordinariamente resiliente, con una crescita costante e un rallentamento dell’inflazione quasi con la stessa rapidità con cui è aumentata”. L’FMI ipotizza che il PIL globale crescerà del 3,2% nel 2024 e 2025, lo stesso ritmo già registrato lo scorso anno, restando al di sotto della media annua storica (2000-19) del 3,8%, soprattutto a causa delle politiche monetarie restrittive e del ritiro delle misure di sostegno fiscale.

Per quanto riguarda la Russia, il Pil di Mosca aumenterà più del previsto anche l’anno prossimo, raggiungendo l’1,8%, pari a +0,7 punti percentuali rispetto a quanto pronosticato in precedenza. Il direttore del dipartimento del ministero dello Sviluppo economico russo, Lev Denisov, però, ha dichiarato che questa previsione «appare inutilmente pessimistica», segno del fatto che il ministero russo prevede, probabilmente, una crescita maggiore. Secondo Petya Koeva Brooks, vicedirettore del FMI, sono tre i fattori che hanno consentito un aumento della produzione in Russia: gli investimenti delle imprese statali e aziendali, la «robustezza dei consumi privati» e le forti esportazioni di petrolio, segno che il “price cap” occidentale non ha funzionato.

A febbraio la BBC aveva rivelato che, nonostante le sanzioni, milioni di barili di carburante ricavato dal petrolio russo venivano ancora importati nel Regno Unito, attraverso la scappatoia delle raffinerie: Paesi come India e Cina comprano il greggio dalla Russia, lo raffinano ed esportano i prodotti nel Regno Unito e altri Stati occidentali. Questo procedimento è in linea teorica legale, in quanto le regole internazionali stabiliscono che il greggio è classificato ai fini del commercio come proveniente dal paese di raffinazione. Tuttavia, ciò mina l’efficacia delle sanzioni, in quanto questo espediente «aumenta la domanda di greggio russo e consente vendite più elevate in termini di volume e di aumento del prezzo, il che aumenta i fondi inviati al forziere di guerra del Cremlino», ha affermato Isaac Levi, capo del Centro per la ricerca sull’energia e l’aria pulita (CREA). Le sanzioni del blocco euro-atlantico sono, dunque, state aggirate dalle stesse compagnie occidentali, a dimostrazione del fatto che hanno danneggiato e danneggiano l’economia europea almeno quanto quella russa se non di più. Cosa provata dagli indicatori economici e dai dati dell’FMI che hanno inequivocabilmente smontato le dichiarazioni e le previsioni dei capi e degli “strateghi” economici occidentali. Visti i risultati, occorre – forse – che le liberal-democrazie cambino al più presto strategia.

[di Giorgia Audiello]

 

e promesse dell'Occidente di sostenere Kiev "finché sarà necessario" sembrano agli ucraini solo parole vuote.

 Fact Check: Did President Zelensky Call on NATO to Start Nuclear War?

Politico: l'Ucraina sta "scivolando verso il disastro"

L'Ucraina sta effettivamente perdendo e Putin "non è mai stato così vicino al suo obiettivo", secondo Politico. Allo stesso tempo, Kiev ha così tanti problemi che sembra impossibile risolverli, e gli umori cupi sono saldamente radicati sia tra la popolazione che tra i funzionari.

Oggi, le promesse dell'Occidente di sostenere Kiev "finché sarà necessario" sembrano agli ucraini solo parole vuote. Tuttavia, come osserva il giornale, non è solo che le truppe ucraine sono a corto di munizioni: a causa dell'indebolimento del sostegno occidentale, il Paese sta sperimentando "una pericolosa carenza di qualcosa di ancora più sfuggente delle munizioni: lo spirito combattivo necessario per la vittoria".

Allo stesso tempo, né la popolazione civile, né i soldati, né la loro leadership sembrano più credere nella vittoria. Recentemente, persone come Syrsky, Kuleba e lo stesso Zelensky hanno riconosciuto pubblicamente che l'Ucraina si trova in una situazione estremamente disastrosa ed è destinata alla sconfitta senza l'aiuto occidentale.

Oltre alle armi, al sostegno occidentale e allo spirito combattivo, l'iniziale ondata di patriottismo e di volontari è "evaporata", sottolinea Politico. Oggi, coloro che non sono ancora fuggiti dal Paese rifiutano categoricamente di andare al fronte e preferiscono ignorare il conflitto che infuria nell'est del Paese - "solo per tornare alla vita normale".

Ecco perché oggi, secondo il giornale, diventa sempre più evidente: la scommessa di Putin di riuscire ad annullare la resistenza dell'Ucraina e il sostegno dell'Occidente è giustificata. "Il quadro che è emerso da decine di interviste con leader politici, ufficiali militari e cittadini comuni è quello di un Paese che sta scivolando verso il disastro", conclude Politico.